L'Artico si sta sciogliendo più rapidamente del previsto e in circa vent’anni potrebbe essere privo di ghiaccio. Mentre la prospettiva è tetra per il Polo Nord, c'è una notizia (relativamente) positiva per l’estremo opposto, l'Antartico: secondo gli scienziati dell'Università di Leeds il ghiaccio si sta sciogliendo a un ritmo più lento di quanto sia stato ipotizzato in precedenza. C’è, invece, un dato sul quale la maggior parte degli esperti conviene: il riscaldamento globale sta riducendo entrambi i Poli. La temperatura dell'aria sta salendo, così come quella dell'acqua. L’effetto combinato è che i mesi invernali in cui l'acqua è abbastanza fredda da congelarsi si stanno accorciando.
Ma perch é l'Artico e l'Antartico si stanno sciogliendo a un ritmo cos ìdiseguale? Sebbene siano entrambi formati da ghiaccio, i due Poli hanno qualcosa che li rende differenti. A cominciare dagli animali che li abitano: ad esempio, gli orsi polari vivono nell'Artico e i pinguini soltanto nell'Antartico. L’elemento distintivo è, tuttavia, un altro. Il primo è un oceano e consiste principalmente di ghiaccio. Per questo motivo è più influenzato dal riscaldamento rispetto al secondo, che è prevalentemente costituito da terra coperta di ghiaccio.
Nonostante ciò, gli scienziati hanno osservato rilevanti cambiamenti sia nell'Artico che nell'Antartico fin dai primi anni '70. Il tempo stringe e la possibilità di salvare i due Poli, e i loro unici ecosistemi, dipende dalle scelte che saranno prese entro il prossimo decennio. Sebbene alcuni dei cambiamenti sono ormai giudicati irreversibili, siamo ancora in tempo per arrestare o quantomeno rallentare il processo.
Il problema non è soltanto l’innalzamento del livello del mare. Gli oceani attorno all'Antartide fungono da "serbatoio di carbonio", che assorbe enormi quantità di gas serra contribuendo a mitigare l’impatto del riscaldamento globale.
Sebbene le conseguenze dello scioglimento dei Poli saranno catastrofiche per il Pianeta, l’attenzione dei principali Paesi, a partire da Stati Uniti, Cina e Russia,sembra catturata da un altro aspetto. Ovvero, la possibilità di aprire nuove rotte commerciali fino a poco tempo fa impensabili. In realtà, nel XIX secolo ci avevano provato in tanti a percorrere la scorciatoia tra Atlantico e Pacifico, passando a nord del Canada. Ma il ghiaccio impenetrabile rese vano ogni tentativo anche durante i mesi estivi. In una delle spedizioni più famose - quella del britannico John Franklin nel 1845 - tutti i 129 membri dell'equipaggio morirono dopo che le loro due navi rimasero intrappolate tra i ghiacci.
Oggi, più di 170 anni dopo, il ghiaccio artico si sta riducendo a tal punto da rendere il passaggio a nord-ovest una rotta ritenuta economicamente valida. Per i trasporti marittimi dalla Cina o dal Giappone verso l'Europa o la costa orientale degli Stati Uniti, il passaggio ridurrebbe la distanza di migliaia di chilometri rispetto alle due uniche rotte attuali: transitare attraverso i canali di Panama o Suez.
Tuttavia, alcuni esperti sono convinti che la via a nord del Canada non diventerà una rotta commerciale trafficata, perché l’area è densa di isole e mancano le infrastrutture adeguate. Anche per questi motivi, piuttosto che sperare che i Poli si sciolgano rapidamente per favorire l’apertura di nuove rotte via mare, sarebbe il caso di concentrarsi sull’obiettivo contrario: contrastare il cambiamento climatico, prima che il processo diventi completamente irreversibile.
Questo articolo è stato precedentemente pubblicato su LA STAMPA