Oltre 140 millimetri di pioggia caduti in 24 ore in un’area che mediamente ne riceve 95 millimetri in un anno. Il violento nubifragio che si è abbattuto su Dubai il 16 aprile ha lasciato esterrefatti gli esperti (e non solo). Strade inondate, auto spazzate via, uno dei più trafficati aeroporti del mondo costretto a chiudere per mezz’ora, residenti bloccati nelle case e negli uffici.
Negli Emirati mai piogge così intense negli ultimi 75 anni. Un meteorologo suggerisce il possibile impatto dell’inseminazione artificiale delle nuvole. Secondo Ahmed Habib, “nei due giorni precedenti all’alluvione gli aerei di semina hanno effettuato sette missioni”. Per alcuni esperti questa pratica potrebbe aver contribuito ad esacerbare la precipitazione registrata il 16 aprile. Ma le autorità negano questa circostanza.
Ma cosa si intende per inseminazione artificiale delle nuvole? Per combattere la siccità cronica che affligge l’area del Golfo Persico, da decenni gli Emirati Arabi Uniti ricorrono alla tecnica del ‘cloud seeding’, la stimolazione di pioggia artificiale attraverso l’inseminazione delle nuvole. Sostanze come ioduro d’argento, ioduro di potassio e propano liquido vengono disperse nell’atmosfera fornendo nuclei che favoriscono l’insorgere di precipitazioni.