Se sei piccola, non hai un sottosuolo ricco di storia e, soprattutto se sei benestante, decisamente benestante, parti avvantaggiata e il futuro verde è tuo. È quanto sta rivelando al mondo degli eco-scettici una città che possiede tutte e tre le caratteristiche e che infatti sta volando nelle classifiche dei centri urbani più evoluti in termini ambientali. Copenaghen ha poco più di 600 mila abitanti, una comoda perforabilità del sottosuolo per costruire la metropolitana, visto che i vichinghi non erano proprio dei grandi costruttori e vestigia che possano ostacolare i tunnel della metro ne hanno lasciato poche o nessuna e in più, non da ultimo, sia la cittadinanza sia le casse comunali non si dibattono in ristrettezze come la gran parte, per esempio, delle città italiane.
C'è da dire che queste tre caratteristiche favorevoli la capitale danese le ha sempre avute, ma le ha sfruttate appieno, in termini di miglioramento ambientale,solo di recente. Dall'inizio degli anni duemila, per esempio, ha costruito le sue due linee metro (sì, prima non le aveva) e, fra pochi mesi inaugurerà la sua terza linea. Ma, ancor più recentemente, nel 2017 ha costruito il suo “gioiello”: non è un treno urbano iperveloce o un ponte “tempestato” di pannelli solari ma è un inceneritore. Proprio quella “cosa” che dalle nostre parti immaginiamo brutta, sporca e cattiva (anche perché in effetti così ce li abbiamo) e che invece, lì, uno degli studi di architettura più all'avanguardia, Bjarke Ingels Group (BIG) ha interpretato in modo, appunto pionieristico.
Già la collocazione è straordinaria, contro-intuitiva: nella zona centrale della città, nell'isola di Amager. Un gigantesco blocco, a forma di semi-piramide, incuneato a poca distanza dai palazzi residenziali. La scelta è motivata dal fatto che l'impianto fornisce riscaldamento alle case e più è vicino alle abitazioni e minore è la dispersione termica. La tecnologia è il top del momento: non brucia carbone o altri combustibili fossili ma biomasse, pellet e – ed è questo il punto d'onore dell'impianto –rifiuti urbani solidi. In pratica elimina tutti gli scarti dei copenaghesi, già ordinatissimi di loro, abituati a separare i rifiuti in ben otto contenitori collocati in ogni edificio. E in più la centrale importa legno dall'estero: oltre 300 camion al giorno alimentano la fornace. L'emissione dall'altissimo camino è sostanzialmente vapore.
L'anidride carbonica emessa è pressoché nulla. E questo avvicina all'obbiettivo primario della città: il saldo zero tra il carbonio emesso (per esempio dal traffico veicolare) e quanto prodotto dalle fonti rinnovabili. Un traguardo unico, per ora, in Europa, non tanto per il contenuto – ormai la sensibilità di Stati e singoli centri urbani in tal senso è diffusa - ma per i tempi, strettissimi: entro il 2025. La disponibilità dei danesi, anche a cambiare molte delle proprie abitudini, c'è tutta, come quella, appunto, di accettare un termovalorizzatore accanto alla porta di casa. C'è da dire che la municipalità e gli architetti progettisti hanno messo una “ciliegina” sull'enorme impianto, alto 80 metri, per renderlo più gradito: una pista da sci, attiva tutto l'anno, molto spiovente, che corre lungo tutta la sommità della struttura, volutamente a forma di cuneo.
Questo articolo è stato precedentemente pubblicato su LA STAMPA