“Se l’Europa punta alla ricostruzione, bisognerebbe occuparsi non solo delle forme di indebitamento (siano essi il Mes o gli Eurobonds), ma anche delle prospettive di sviluppo. E forse Airbus può fornire ispirazione”. A sostenerlo è l’economista Daniele Archibugi.
Airbus fu fondata più di mezzo secolo fa, nel 1969. “L’iniziativa provenne dai governi francese e tedesco che riuscirono successivamente a coinvolgere anche la Gran Bretagna e la Spagna – spiega Archibugi -. Lo scopo della nuova impresa poteva sembrare impossibile: produrre e vendere aerei commerciali entrando in un mercato che era dominato dagli Stati Uniti. Le imprese che si contendevano il mercato erano Boeing, Lockheed e McDonnell Douglas. Tutte e tre americane, tutte e tre fortemente sostenute dal loro governo, tanto che riuscivano a procurarsi ricchissime commesse dal Pentagono.”
La scommessa era rischiosa ma se nel 2019 Airbus è diventata la principale impresa aeronautica al mondo “possiamo dire che è stata vinta”. Ma a parte Airbus, l’Europa nel suo insieme non è stata più capace di generare nuove imprese continentali nei settori emergenti. “Se nel 2008 l’Europa si fosse ricordata della lezione di Airbus, invece di insistere con una politica d’austerità forsennata, avrebbe capito che la prosperità era associata alla capacità di entrare appunto nei settori emergenti – aggiunge Archibugi -. La Cina, che pure è partita da posizioni assai più arretrate di quelle europee, l’ha capito: per ogni colosso Usa, ha tentato di creare imprese nazionali che, come minimo, contendevano il proprio mercato interno alle concorrenti americane.”
In Europa, invece, non siamo ancora neppure riusciti a farci pagare un equo ammontare di tasse.