Arrestata a Vancouver (Canada) la vicepresidente e direttrice finanziaria di Huawei, Meng Wanzhou, che ora rischia l'estradizione negli Usa dove è in corso un'indagine per accertare possibili violazioni da parte del colosso cinese delle sanzioni imposte da Washington all’Iran.
Venerdì 7 dicembre è prevista l'udienza in cui il giudice deciderà se rilasciare Wanzhou su cauzione. L'arresto della figlia del fondatore - Ren Zhengfei, 73 anni, che ha creato il più grande produttore cinese di apparecchiature per le telecomunicazioni nonché leader mondiale nelle reti 5G - arriva proprio nel giorno (5 novembre) in cui la compagnia viene bandita da British Telecom per "rischio spionaggio" a causa degli stretti legami dell'azienda con il Governo di Pechino.
Le tensioni tra Usa e Cina rischiano di aumentare nuovamente nel campo tecnologico, dopo la tregua di 90 giorni sui dazi siglata a Buenos Aires nei giorni scorsi. L'ambasciata cinese ha chiesto ufficialmente alle autorità canadesi di liberarla. Per Pechino è in corso "una seria violazione dei diritti umani". "Non siamo a conoscenza di alcun illecito commesso dalla direttrice finanziaria" dichiara Huawei che insiste sul fatto che il Governo non ha alcuna influenza sul colosso.
Ma Huawei è finita nel mirino delle autorità statunitensi proprio per i timori legati alla sicurezza. Per questo motivo l'acquisto e l'uso di telefonini Huawei è stato vietato nelle agenzie governative. E solo due settimane fa gli Usa avevano invitato i paesi alleati a non utilizzare i dispositivi della società cinese. E se Trump dovesse ad esempio decidere di bloccare le forniture di microchip, Huawei rischierebbe di finire in ginocchio.
La multinazionale è inoltre sotto inchiesta per aver violato i controlli commerciali americani in altri paesi, tra i quali Cuba, Iran, Sudan e Siria.
Anche in Italia la presenza del colosso desta preoccupazione, il Copasir se ne sta occupando.