“Nei Paesi Bassi c’è un segreto che circonda un marchio di birra locale noto in tutto il mondo. Solo noi olandesi sappiamo che Heineken è in realtà un prodotto di qualità media, senza infamia e senza lode. Eppure, grazie a decenni di campagne pubblicitarie di successo, in molti sono convinti che Heineken sia una birra premium.” Esordisce così Oliver van Beemen in un articolo su ‘Africa is a country’.
Secondo Freddy Heineken, ex amministratore delegato dell’azienda, “la gente non beve birra, ma marketing”. E cio’ avviene soprattutto in Africa dove le restrizioni sulla pubblicità sono molto tenui. Secondo i dati disponibili, spiega van Beemen - “il Continente genera per la Heineken incassi più alti del 42% rispetto al resto del mondo. Ad esempio, la Nigeria è uno dei tre mercati più importanti per la multinazionale, prima ancora di grandi paesi occidentali come Stati Uniti, Regno Unito e Francia.”
E “ho scoperto che il produttore di birra numero due al mondo è coinvolto in pratiche illecite strutturali e in numerosi presunti crimini, tra cui casi di frode e corruzione di alto livello – attacca vn Breemen -. Attraverso una filiale belga, Heineken ha congegnato un sistema per eludere il fisco.”
Peggio ancora, “la multinazionale potrebbe essersi resa complice di crimini contro l’umanità” in Burundi (dove le attività di Heineken rappresentano il 10% del Pil e più del 30% delle entrate fiscali), nella Repubblica Democratica del Congo e in Ruanda (qui avrebbe rivestito un ruolo importante nel genocidio del 1994).
Malgrado tutto, Heineken continua a crescere godendo di una reputazione eccellente. E a crescere in Africa creando nuova ricchezza, soprattutto per gli azionisti occidentali. Miracoli del marketing.