Prezzi dell’energia alle stelle, eccesso di burocrazia che blocca le innovazioni, carenza di lavoratori specializzati. Il motore dell’economia europea sembra caduto in una crisi profonda: “Il Paese ha bisogno di riforme”, scrive la testata tedesca Die Zeit. A supporto di tale assunto giungono tre notizie recenti.
La prima è che il fatturato della Basf, il più grande gruppo chimico del mondo, è crollato del 25 per cento e gli utili del 76 per cento. L’amministratore delegato Martin Brudermüller è stato chiaro e diretto: “Sono seriamente preoccupato per le sorti dell’industria chimica in Europa”.
La seconda è che Meyer Burger, unica azienda produttrice di celle fotovoltaiche rimasta in Europa, ha fatto sapere di aver bloccato il progetto di ampliamento dello stabilimento di Bitterfeld-Wolfen, nel land della Sassonia-Anhalt. I macchinari, in origine destinati alla Germania, saranno spediti negli Stati Uniti.
In Cina, infine, il gruppo Volkswagen, che un tempo sembrava insuperabile, ha perso tanto terreno da trovarsi costretto a chiedere aiuto: prossimamente la start up XPeng comincerà a collaborare alla costruzione delle vetture Volkswagen con motore elettrico nel Paese asiatico”. Il fatto che il gruppo tedesco consideri quest’azienda sconosciuta “un partner forte”, la dice lunga sulle difficoltà attuali del Vecchio Continente.