La tedesca Thyssenkrupp e l'indiana Tata Steel hanno siglato il 30 giugno una joint venture per fronteggiare i crescenti rischi provenienti dall’economia globale. L’intesa rappresenta lo scossone più forte vissuto dall'industria siderurgica europea da oltre un decennio.
Con l'accordo, che giunge dopo mesi di trattative, entrambi i gruppi sperano di essere più efficacemente equipaggiati per rispondere alla sopraggiunta maggiore volatilità dell’acciaio e al tema della sovracapacità produttiva.
È l'intesa più importante nell’Ue, in materia di acciaio, dai tempi dell'acquisizione di Arcelor da parte di Mittal, era il 2006. La joint venture, partecipata al 50-50, si chiamerà Thyssenkrupp Tata Steel, può contare su 48 mila lavoratori e 17 miliardi di euro di vendite, diventando il secondo produttore di acciaio del continente dopo, appunto, ArcelorMittal.
Anche l'unità olandese di Tata Steel farà parte del meccanismo di cash-pooling della joint venture. Ciò significa che il flusso di cassa dell'unità non sarà separato. È una vittoria dei sindacati tedeschi preoccupati del fatto che Tata avrebbe potuto offrire ai propri lavoratori migliori condizioni, pur avendo appena firmato un accordo.
Il completamento dell'operazione, in corso da oltre due anni, è previsto nel quarto trimestre di quest'anno. Dipenderà dai tempi dettati dagli incontri con le autorità antitrust di Bruxelles. Anche se l’attesa sarà lunga, i due giganti, entrambi feriti dai dazi imposti dagli Stati Uniti, che costituiscono il loro mercato più grande, aumentano attraverso questa joint venture la loro massa critica e provano a rialzarsi. Anche se i colpi subiti sono stati duri: da quando le tariffe sono state annunciate a fine maggio, le azioni dei produttori di acciaio europei ArcelorMittal, Thyssenkrupp, Salzgitter e Voestalpine hanno perso dall'8 al 17%. Un trend che sperano ora di invertire.