La compagnia aerea Lufthansa, tra maggio e giugno del 2020, ha dovuto ricorrere all’aiuto pubblico per sopravvivere allo choc pandemico e alle restrizioni agli spostamenti.
Il governo centrale ha erogato 9 miliardi, tra prestiti e l’ingresso diretto nel capitale (20 anni dopo la privatizzazione), con l’obiettivo di evitare l’affondamento del vettore tedesco.
A distanza di poco più di un anno, Berlino avvia il disimpegno. Il fondo di stabilizzazione istituito per mantenere a galla Lufthansa ha iniziato a ridurre la sua partecipazione nella compagnia dal 20 al 5%. Il passaggio avverrà in più fasi.
La decisione è stata presa grazie al successo delle misure che Lufthansa ha messo in campo per far fronte alla crisi. A fine giugno il Gruppo aveva in cassa per 11,1 miliardi di euro. Tuttavia, tale importo include gli aiuti di Stato che non sono ancora stati restituiti.
In Germania, inoltre, il tasso di interesse sulle cosiddette partecipazioni tacite aumenta significativamente nel corso degli anni. L’accordo è dunque redditizio per lo Stato. Nel 2020, il Fondo ha acquisito una quota del capitale al prezzo 2,56 euro per azione. Lunedì mattina (del 16 agosto) il valore si è attestato a 9,15 euro.
D'altronde, nel primo semestre 2021, gli utili al lordo di interessi e imposte sono migliorati del 39% su base annua. E nel secondo trimestre di quest’anno il Gruppo è stato persino in grado di generare un flusso di cassa positivo di 0,8 miliardi di euro derivante dalla propria attività operativa.
Dietro la decisione del governo si celano tuttavia anche altre ragioni. Il 26 settembre sono in programma le elezioni federali. E il partito di Angela Merkel (che non si ricandiderà dopo 16 anni passati alla guida della prima economia europea) è in forte caduta nei sondaggi e spera, con l’operazione Lufthansa, di risalire di qualche punticino. Ma basterà a convincere i tedeschi che sembrano guardare ai Verdi con sempre più interesse?