Airbus produce a Broughton, in Galles, e Filton, nel sud-ovest dell’Inghilterra, le ali degli aerei che vengono poi trasferite in Francia e Germania per l’assemblaggio finale.
Questo modello di produzione è ora a rischio. Il gigante dell’aerospazio ha spiegato che sta valutando la possibilità di tagliare migliaia di posti di lavoro nel Regno Unito a causa della Brexit e trasferire le attività in Nord America, Cina o altrove nell'Ue.
Secondo Airbus, che impiega 14 mila persone in 25 siti in Gran Bretagna, oltre a più di 100 mila posti di lavoro nell’indotto, uno scenario senza accordi porterebbe a conseguenze "catastrofiche". Anche per il fisco britannico, visto che il gigante aerospaziale genera 1,7 miliardi di sterline in termini di entrate tributarie.
L'avvertimento di Airbus suona come "campanello d'allarme" per il governo di Theresa May: occorre un accordo che salvaguardi il commercio e l’occupazione. Lo scenario no-deal potrebbe innescare conseguenze ben più gravi di quelle fino ad ora valutate. In realtà un altro “warning” era giunto nei giorni scorsi anche dal boss di Siemens nel Regno Unito, Paul Drechsler: “Londra dovrebbe restare nell’Unione doganale”. Parole chiare e dirette. A rischio non ci sono soltanto gli importanti impianti industriali di Airbus in Galles.