Il gruppo cinese Jingye ha raggiunto un accordo per acquisire il produttore siderurgico British Steel in bancarotta, dopo lo stallo dei negoziati con i turchi di Ataer. E conferma che l’interesse di Pechino sull’acciaio europeo è un disegno ad ampio spettro.
Un affare stimato in circa 70 milioni di sterline che potrebbe essere l’unica possibilità di tutela per migliaia di posti di lavoro britannici di un colosso da tempo in crisi e le cui trattative con i turchi di Ataer erano già entrate in stallo.
La società cinese avrebbe l’obiettivo di aumentare la produzione di Scunthorpe da 2,5 milioni di tonnellate a oltre 3 milioni l’anno, con interventi mirati per migliorare l’efficienza del sito, ma punta anche sulla riduzione dei costi. E anche qui (come in Italia) sale l’allarme per il possibile taglio dei dipendenti.
British Steel è stata messa in liquidazione obbligatoria il 22 maggio dopo che Greybull Capital, che ha acquistato l’azienda per una sterlina da Tata Steel tre anni fa, non è riuscito a ottenere finanziamenti per continuare le sue operazioni.
Da maggio, British Steel è così operativa grazie al sostegno del governo britannico: 5 mila posti di lavoro all’impianto di Scunthorpe più altri 20 mila circa dell’indotto sembrano ora dipendere dalle mosse di Jingye Group.