Il 2018, l'anno chiuso con l'Italia in recessione tecnica, è stato il quinto consecutivo di crescita per l'occupazione. Secondo l'Istat, nei dodici mesi gli occupati sono aumentati di 192 mila unità (+0,8%) con il tasso di occupazione salito al 58,5% (+0,6 punti), rimanendo di appena 0,1 punti al di sotto del picco del 2008.
Tuttavia, l'aumento tra i lavoratori dipendenti riguarda esclusivamente quelli a tempo determinato, mentre dopo quattro anni di crescita è calato il tempo indeterminato. Si consideri, inoltre, che ad esempio Francia, Germania e Regno Unito hanno tassi di occupazione compresi tra il 70 il 79%.
Il problema per l’Italia non è soltanto in relazione ad altri paesi. Mentre al Centro-Nord il tasso di occupazione raggiunge livelli superiori a quelli del 2008, arrivando al 67,3% al Nord e al 63,2% al Centro. Al Sud resta più basso di 1,5 punti percentuali (44,5%).
Sull'altra faccia della medaglia, quella del tasso di disoccupazione, il consuntivo del 2018 parla di un miglioramento al 10,6% dall'11,2% del 2017. Ma, a gennaio, la media dei paesi Ocse è stata pari al 5,3% e del 7,8% nell'Eurozona. Il tasso dei giovani under 25 in cerca di lavoro è sceso di 2,6 punti anche se resta altissimo: 32,2%. Anche in questo caso decisamente distante dalla media Ocse che si ferma all'11,3%.