La riduzione della crescita globale e l'aumento della disuaglianza, associati agli effetti indotti dall’automazione, creano un mix decisamente sfavorevole al lavoro. Il nuovo Rapporto mondiale sul futuro del lavoro realizzato dall’Ilo, l’organizzazione internazionale delle Nazioni Unite con sede a Ginevra, mette a fuoco i punti nodali.
Nel mondo ci sono 190 milioni di persone senza un lavoro, di cui 64,8 mln sono giovani. Inoltre, 300 mln di occupati vivono in condizioni di estrema povertà, cioè con meno di 2 dollari al giorno.
C’è, poi, il tema dei diritti, gran parte dei quali non vengono rispettati: basti pensare che il 36,1% della forza lavoro è impiegata per troppe ore a settimana (oltre le 48). Mentre 2,78 milioni di persone muoiono ogni anno per incidenti sul lavoro. E restano alte le differenze di genere.
Al duro quadro presentato nel Rapporto si aggiunge l’arrivo dell’automazione. “Le tecnologie avanzate - si legge nel report - creeranno nuovi lavori, ma coloro che perdono l’occupazione in questa transizione potrebbero essere meno equipaggiati per sfruttare nuove opportunità. Le qualifiche di oggi infatti potrebbero non essere sufficienti per i lavori di domani”. Questo è un aspetto centrale e i governi dovrebbero tenerne conto, a detta dell’organizzazione internazionale.
Occorre, poi, considerare la questione demografica. In alcune aree del Pianeta c’è un aumento delle nascite e della pressione migratoria; dall’altro lato - ed è questo il caso anche dell’Italia - ad aumentare è la popolazione anziana, creando così una forte pressione sui sistemi di welfare che non riescono a rispondere alle richieste della popolazione.
Ma una via d’uscita c’è. Nel Rapporto si propone “una nuova agenda per il futuro del lavoro, incentrata sul capitale umano”. Con tre parole chiave: crescita, uguaglianza e sostenibilità.