Siamo in una tenaglia. Il Pil reale si muove mediamente tra il 2 e il 3%. A condizione che l'input di manodopera continui ad espandersi al tasso annuo dell'1,2% (come successo negli ultimi 4 anni), il tasso di crescita della produttività dovrebbe attestarsi intorno all'1,5%. A questo ritmo ci vogliono circa 46 anni per raddoppiare il Pil.
Appare evidente, quindi, che i responsabili politici dovrebbero dare maggiore priorità alla crescita della produttività. Anche perché le sfide indotte dall'invecchiamento della società, dal deterioramento delle infrastrutture, dalla lenta espansione del capitale sociale e dall’iniqua distribuzione della ricchezza possono essere affrontate più efficacemente in una situazione di alta crescita.
Una responsabilità, tuttavia, va attribuita anche agli economisti che non hanno ancora condiviso un modello capace di spiegare questo strutturale decadimento della produttività.
Una cosa è, invece, certa. Il Pil reale è ben al di sotto della propria capacità produttiva e questo spiega perché l'inflazione continui ad essere così bassa. In tale contesto, l’eventuale interruzione del sostegno della Bce sarebbe una follia.