Nella Silicon Valley accelera il reclutamento di lavoratori che resteranno lontani dalla sede. E le buste paga si adeguano ai livelli dei mercati locali, più bassi dei grandi centri del tech. Che qualcosa si stia muovendo ben oltre la California lo dimostra anche il tentativo compiuto da Desigual in Spagna. Ovvero, lavorare tre giorni in ufficio e uno in smart working con un taglio minimo in busta paga. “Vogliamo essere attrattivi per trattenere il talento che abbiamo in casa e attrarre talenti dall’esterno - ha detto Alberto Ojinaga, ceo di Desigual -. La settimana di quattro giorni ci renderà più competitivi. Non è una misura per ridurre i salari.”
E se questa tendenza prendesse piede anche da noi? Gli stipendi cambierebbero sensibilmente lungo la Penisola, tenendo conto del costo della vita: 35 mila euro a Milano equivalgono a poco più di 20 mila a Palermo. Si potrà lavorare da casa, o da ovunque si voglia e per sempre. La prima pietra è stata scagliata dai colossi della Silicon Valley che sembrano fare sul serio: studiano piani perché i loro dipendenti possano farlo, ma anche i giusti meccanismi per adeguare i loro stipendi al mercato nel quale si trovano. In sostanza, abbassarli se la prestazione a distanza permetterà loro di risparmiare sulle spese vive.
Si va dunque configurando un sostanziale cambiamento del funzionamento del mercato del lavoro a livello globale. La competizione potrebbe essere solo tra talenti, mettendo uno stop alle rendite di posizione territoriali.
La domanda è: sarà una rivoluzione effettiva? Questi cambiamenti dureranno nel tempo? Quello che sappiamo con relativa certezza è che in questo articolo si è fatto principalmente riferimento ai lavoratori a medio-alta formazione. Per quelli cosiddetti low-skill sarà più difficile applicare lo smart working. Inoltre, in assenza della scintilla creativa, le imprese riusciranno a incrementare la loro capacità innovativa?