Gli Stati Uniti sono ora diventati il primo Paese al mondo per casi di coronavirus: sono 81.488 (più di Cina e Italia) con 1.178 morti in tutto il Paese.
La metà dei newyorkesi, circa 4 milioni di persone, sarà contagiata prima che il coronavirus faccia il suo corso naturale. È il cupo scenario del sindaco Bill de Blasio, alla luce degli ultimi dati sui decessi e sui contagi. “È plausibile - ha detto de Blasio - ed è molto preoccupante, ma dobbiamo iniziare a dire la verità”.
E la prospettiva non è rassicurante neanche a medio termine. Secondo l’assessore alla sanità di New York, Oxiris Barbot, l’epidemia potrebbe cominciare a rallentare a settembre.
Intanto, con i suoi circa 1800 casi positivi, la Louisiana sta registrando la crescita più veloce di coronavirus al mondo.
I riflessi sulla prima economia a livello globale sono immediati (il grafico evidenzia l'andamento della richiesta di sussidi di disoccupazione dal 1970 a oggi).
Gli iscritti alle liste di disoccupazione negli Usa nella settimana conclusa lo scorso 12 marzo sono volati a 3.283.000 di unità, oltre 3 milioni di unità più della precedente settimana.
Gli analisti, invece, si aspettavano un’ascesa al livello record di un milione di unità, più del precedente record di 700 mila unità registrato nel 1982 quando gli Stati Uniti erano in recessione.