Nel corso della storia, l’evoluzione delle tecnologie energetiche ha influenzato la distribuzione geografica dei luoghi di produzione. All’inizio della rivoluzione industriale nel diciottesimo secolo, le fabbriche erano generalmente situate vicino a fiumi in rapido movimento o sotto mulini a vento perché dovevano essere vicine alla loro fonte di energia. L’introduzione del motore a vapore ha consentito alle aziende di stabilire le proprie basi ovunque il carbone potesse essere spedito economicamente.
Il petrolio, che era ancora più economico da trasportare, allentò ulteriormente i legami tra l’ubicazione di un’azienda e la sua fonte di energia. Con lo sviluppo di quella elettrica, l’energia può essere facilmente distribuita su vaste aree e utilizzata ovunque ci sia una presa elettrica, trasformando la struttura e il layout degli stabilimenti produttivi.
Quindi, in che modo la transizione verso l’energia pulita influenzerà l’ubicazione e il design della futura attività di produzione? Una caratteristica chiave della maggior parte delle fonti rinnovabili è che l’energia che producono è molto costosa da trasportare oltre la rete elettrica locale.
Dati gli alti costi di trasporto, un efficace processo di decarbonizzazione globale posizionerebbe le industrie ad alta intensità energetica vicino a fonti economiche di energia verde. L’installazione di pannelli solari in zone soleggiate e pale eoliche in luoghi con venti forti e costanti potrebbe ridurre significativamente la domanda globale di terra e risorse. Un recente studio pubblicato su Nature, ad esempio, rileva che il futuro dell’industria siderurgica potrebbe risiedere in località tropicali soleggiate con forti venti e vicino a depositi di minerale di ferro.
Ma le industrie ad alta intensità energetica sono attualmente situate lontano da questi luoghi ideali. Per facilitare una decarbonizzazione efficiente, è essenziale ricollocarli. Ma dove? I paesi impiegherebbero diversi decenni per decarbonizzare le loro reti elettriche, e anche i paesi con abbondanti risorse rinnovabili troverebbero molto costoso smantellare la loro attuale capacità di combustibili fossili perché quell’investimento deve essere in qualche modo ripagato, indipendentemente dal fatto che le strutture rimangano operative o meno.
Questi costi probabilmente rallenteranno la transizione energetica nel settore manifatturiero. Ma il processo potrebbe essere accelerato se i paesi con fonti di energia pulita abbondanti ed economiche sviluppassero parchi industriali verdi. Ciò offrirebbe una valida alternativa per le industrie che cercano di ridurre le proprie emissioni attraverso la delocalizzazione.
In pratica, i parchi industriali verdi faciliterebbero il trasferimento globale delle industrie ad alta intensità energetica e accelererebbero lo sviluppo delle energie rinnovabili nelle regioni ricche di risorse. Inoltre, spingerebbero sull’acceleratore verso la riduzione globale delle emissioni nel settore manifatturiero, rendendo finanziariamente fattibile un veloce trasferimento in regioni in grado di produrre energia verde a basso costo. Infine, potrebbero risparmiare a livello mondiale milioni di tonnellate di pannelli solari, turbine eoliche, cavi e batterie collocando questi beni strumentali in luoghi dove, grazie alle condizioni naturali, possono essere più produttivi.
Un mondo a zero emissioni non può essere raggiunto facendo affidamento sugli sforzi delle industrie di ciascun paese per ridurre le emissioni da sole. Le attuali sedi industriali riflettono il nostro sistema energetico basato sul carbonio e i suoi bassi costi di trasporto. Il trasferimento di tali attività è fondamentale per completare la transizione energetica e le zone industriali verdi potrebbero rivelarsi un modo pratico per raggiungere gli obiettivi ‘green’.