Prezzo del petrolio in caduta libera. Nella seduta di scambi di ieri (9 aprile) a New York, il Wti, il greggio di qualità americana, dopo una fiammata iniziale, dovuta anche alle decisioni che stava prendendo l’Opec proprio per sostenerne il prezzo, è precipitato in finale di contrattazioni a 22,7 dollari al barile, -9,3%. Siamo a minimi dei minimi. Un po' più contenuta la caduta del Brent, il greggio del Mare del Nord, a 31,4 dollari, -4,3%.
Per i paesi che devono tanta parte – se non la maggior parte - delle proprie entrate all’oro nero, è una mazzata colossale, perché incassata nel momento stesso in cui avevano creduto di aver messo in campo la migliore azione rivitalizzante: il cosiddetto Opec+, cioè l’Opec allargato ad alcuni paesi esterni come la Russia, aveva deciso un taglio della produzione di 10 milioni di barili al giorno per due mesi. I due principali antagonisti all’interno del cartello, Arabia Saudita e Russia, hanno trovato l’intesa con un taglio, rispettivamente, di 4 e 2 milioni.
L’accordo all’interno del sempre rissoso gruppo dei produttori era stato raggiunto grazie alla pressione di Trump, interessato a difendere le compagnie del fracking oil, e soprattutto grazie all’intervento del direttore generale dell’Opec plus. “È una situazione senza precedenti. Il coronavirus è una bestia invisibile che sembra travolgere tutto ciò che incontra - ha detto Mohammad Barkindo in apertura della riunione in videoconferenza -. I fondamentali della domanda e dell’offerta sono terrificanti. I volumi di offerta in eccesso previsti sul mercato non si sono mai visti prima”. E infatti decine di estrazioni si stanno fermando, e con esse compagnie che vanno in bancarotta con migliaia di posti persi.
L’intesa tra Riad e Mosca e, in scia, tra tutti i paesi produttori, per qualche ora aveva illuso che si trattasse di una mossa tonificante, ma poi il mercato di New York ha emesso la sentenza sul prezzo del barile. “Un taglio di 10 milioni di barili al giorno è una misura shock, che non era mai stata presa, ma il calo della domanda di petrolio è talmente grave che sarebbe stato necessario tagliare di 15/20 milioni di barili al giorno” ha commentato Davide Tabarelli presidente di Nomisma Energia, tra i massimi esperti italiani del mercato dei combustibili fossili.