Sono passati 20 giorni da quando più di mille tonnellate di carburante si sono riversate in mare dal cargo giapponese che si è incagliato, ancora non si sa bene perché, vicino alle coste dell’isola di Mauritius. Il combustibile ha iniziato ad avvelenare le acque a inizio agosto. Secondo gli esperti, le conseguenze del disastro si sentiranno per una ventina di anni.
In termini di disastri ambientali, questo non è il peggiore in quanto a quantità di petrolio immesso in mare. Nel 2010 furono 400 mila le tonnellate di carburante fuoriuscito nel Golfo del Messico dalla piattaforma petrolifera Deep Water Horizon. Allora morirono migliaia di specie vegetali e animali, tra cui centinaia di delfini. Questa volta le tonnellate sono ‘poche’: mille. E i responsabili del disastro, i giapponesi del cargo Wakahisho, sono riusciti a mettere in protezione il resto del greggio.
Il punto è il luogo dove è accaduta la tragedia: vicino a due ecosistemi marini protetti dal punto di vista ambientale e vicino alla riserva del Blue Bay Marine Park, zona umida di importanza internazionale. Mauritius è un prezioso scrigno di biodiversità con un’alta concentrazione di piante e animali unici nella regione. Sono 1700 le specie ospitate.