L’acqua, a livello mondiale, sta diventando sempre più l’oggetto del desiderio del mercato e della finanza. Questo bene così prezioso (il più prezioso insieme all’aria!) sta per diventare una commodity (merce), quotata in borsa. Sarà proprio negli Usa, cuore del capitalismo mondiale, precisamente in California, che il Cme Group (la più grande piazza finanziaria dei contratti a termine) esordirà nel 2021 con la quotazione in borsa dell’oro blu.
È assurdo che la più importante risorsa del Pianeta divenga negoziabile nel momento in cui la sua disponibilità è messa sempre più a rischio dai cambiamenti climatici. Cosa ci potrebbe essere di più catastrofico che giocare in borsa sull’acqua, in un momento in cui già scarseggia per miliardi di persone? Si stima che oggi 4 miliardi di persone (due terzi dell’umanità) devono affrontare scarsità dell’acqua, per almeno un mese all’anno. Si stima altresì che entro il 2030, ben 700 milioni di persone potrebbero essere forzate ad abbandonare il proprio territorio per la stessa ragione. E il Rapporto dell’Unesco (2018) afferma che nel 2050 ben 3 miliardi di persone soffriranno per una grave mancanza d’acqua.
Questo in buona parte è il risultato dei cambiamenti climatici: l’acqua è la prima vittima del disastro ambientale. A pagarne le conseguenze saranno soprattutto i poveri. Se oggi abbiamo oltre i 20 milioni di morti all’anno di fame, domani avremo il doppio di morti per sete. Ma purtroppo già oggi l’acqua potabile è gestita in buona parte del mondo dalle multinazionali dell’acqua (Veolia, Suez….) che diventano sempre più potenti.
Le politiche di queste multinazionali le tocchiamo con mano anche in Italia, dove sono presenti, con l’aumento delle tariffe, diminuzione della qualità dell’acqua, distacchi di erogazione idrica a famiglie indigenti. “Purtroppo ancora oggi in Italia e non in Africa – ha detto recentemente papa Francesco – questo diritto è negato agli ultimi e agli scartati a causa dell’egoismo delle multinazionali che si stanno accaparrando le risorse idriche”. È una vergogna che questo avvenga proprio in Italia, il cui popolo ha votato il Referendum del 2011, promosso dal Forum dei Movimenti italiani per la gestione pubblica dell’acqua: l’acqua deve uscire dal mercato e non si può fare profitto su questo bene fondamentale.
I governi da allora si sono succeduti senza che nessuno sia stato capace di trasformare la decisione del popolo italiano in legge. Eppure negli ultimi governi c’era una presenza maggioritaria di un partito in Parlamento, i 5 Stelle, che avevano fatto dell’acqua la loro prima stella.
È mai possibile allora che i partiti al governo siano pronti a investire miliardi e miliardi in Grandi Opere, come la Lione-Torino o il Ponte di Messina e non in un bene così fondamentale come l’acqua? Perché non investire nei 300 mila km di rete idrica che perdono almeno il 50% dell’oro blu? È questa la Grande Opera da fare.
L’acqua, insieme allo Ius Culturae, potrebbero essere due grandi ‘doni’ elargiti da questo governo al popolo italiano. Ne abbiamo di bisogno in questo momento difficile. Ridateci la speranza nelle istituzioni.
Intervento integrale di Alex Zanotelli pubblicato sul Manifesto del 12 novembre 2020