La Turchia ha battuto nel 2020 il suo record nella produzione d’oro. Secondo le cifre rese note dal ministro dell’Energia e delle Risorse naturali, Fatih Donmez, negli ultimi 12 mesi sono state prodotte 42 tonnellate del metallo prezioso, per un valore di 2,4 miliardi di dollari. “Puntiamo ad aumentare nel prossimo futuro la produzione a 100 t. Il nostro obiettivo è ridurre il deficit corrente e creare nuovi posti di lavoro”, ha aggiunto Donmez.
Intanto a dicembre è stata annunciata la scoperta di un’importante miniera d’oro nel nord-ovest della Turchia, circa 250 km a sud di Istanbul. Il sito, che si trova nella proprietà di un’azienda per la produzione di fertilizzanti, conterrebbe secondo le stime 99 tonnellate del metallo giallo per un valore di circa 5 miliardi di dollari.
La febbre dell’oro in Turchia sta tuttavia diventando anche fonte di gravi problemi. La crisi della lira turca ha spinto i turchi a comprare oro a ritmi record. Ma ora l’alta domanda per questo bene rifugio arriva a minacciare ancora di più la valuta nazionale. Infatti, una maggiore domanda d’oro porta a un incremento della richiesta di valute estere utilizzate per acquistarlo. Nel 2020 la lira turca ha perso il 25% del suo valore ed è diventata la seconda valuta nazionale a mostrare la peggiore performance nei mercati emergenti, solo dietro al peso argentino.
Quindi, come si suol dire, non è tutto oro quello che luccica. Un altro aspetto negativo di questa forte domanda per il metallo prezioso è l’aumento delle importazioni. Il che fa crescere il deficit commerciale della Turchia.