La distanza tra EDF e Nicolas Hulot sul nucleare non sembra poter essere colmata. Il "ministre de la transition écologique et solidaire", con un passato da attivista per l’ambiente, aveva accettato di rinunciare ad uno dei pilastri della legge sulla “transizione energetica” approvata nel 2015. Era arrivato così il rinvio dell’obiettivo di ridurre in modo sensibile la produzione di energia elettrica attraverso quella nucleare entro il 2025.
Ma Hulot non ha mollato la presa e ora torna alla carica. Dice che vorrebbe provarci entro il 2030-35, ma Edf si oppone e ritiene di poter cominciare la chiusura dei reattori nucleari dal 2029. Al momento l'unica chiusura pianificata è quella di Fessenheim, in Alsazia, ma che sarà comunque sostituita nel 2019 dal nuovo reattore di Flamanville.
Il problema è che la Francia conta attualmente 58 reattori, gran parte dei quali avrà 40 anni (ovvero il limite di vita stabilito dalla legge) tra il 2019 e il 2025. Per sciogliere il nodo tra Hulot ed Edf, che auspica di poter estendere la durata dei reattori fino a 50 anni, deve a questo punto intervenire l'Autorità per la sicurezza nucleare. Intanto il tempo passa, ma l’anno cruciale resta proprio il 2018: la Francia sta, infatti, sviluppando ora un progetto energetico quinquennale. Che non può evitare di affrontare lo scoglio dei “reattori quarantenni”.