Ai piedi dei Monts d’Arrée sorge una delle più vecchie centrali elettronucleari di Francia. Quarta di una serie di reattori sperimentali appartenenti alla filiera ad acqua pesante (un’acqua contenente una percentuale significativa dell’isotopo dell’idrogeno deuterio), la centrale nucleare di Brennilis è entrata in attività nel 1968 dopo quattro anni di lavori e ha smesso di funzionare nel 1985. Da allora, attende di essere smantellata.
Dopo la sua chiusura, i tecnici del decommissioning avevano promesso di completare il lavoro di smantellamento entro vent’anni, con un budget stimato di 42 milioni di euro. Tuttavia, 36 anni dopo, il blocco del reattore è ancora fermo e la centrale immagazzina circa 37 tonnellate di scorie radioattive. Nel frattempo, il costo annunciato per lo ‘smontaggio’ è salito a circa 850 mln. Secondo Edf, si prevede di inviare alcuni robot nella “zona rossa” che avranno il compito di raccogliere le parti del reattore. Tali componenti dovranno essere trasportate presso l’Agenzia nazionale per la gestione dei rifiuti radioattivi situata nel dipartimento dell’Aube, affrontando un viaggio di oltre 700 chilometri.
La direzione della centrale ha comunicato che ci vorranno 17 anni per completare l’attuale piano di smantellamento. Quindi, nella migliore delle ipotesi, la fine dei lavori è prevista nel 2039, vale a dire 54 anni dopo la chiusura dell’impianto. Un completo fallimento: dal punto di vista temporale, ambientale ed economico. sia in termini di tempo e rischi per l’ambiente. La gestione dei rifiuti radioattivi rimane ancora un nodo irrisolto. Non solo dal punto di vista ambientale ma anche per quanto riguarda i costi: per tutti e nove i siti nucleari in fase di smantellamento in Francia, Edf prevede una spesa di 3,2 miliardi di euro.