La Repubblica democratica del Congo (Rdc), 84 milioni di abitanti, è un Paese che non trova pace, attraversato da alcuni conflitti aspri e altri a bassa intensità. Al centro restano le risorse contenute nel sottosuolo congolese che hanno scatenato una guerra che l’ex segretario di stato statunitense Madeleine Albright definì “la Prima guerra mondiale africana”. Per riportare la pace è stata necessaria una missione dell’Onu con oltre 17 mila uomini, la più grande e impegnativa mai messa in campo dalle Nazioni Unite. La missione è ancora lì, ma la guerra non è finita. Spariti gli eserciti stranieri, sono rimasti i guerriglieri che si battono per le lobby economiche e politiche.
La Rdc è lo stato più ricco di risorse naturali dell'Africa. Rame, cobalto, coltan, diamanti, oro, zinco, uranio, stagno, argento, carbone, manganese, tungsteno, cadmio, petrolio e legno: si trova di tutto nel paese africano. Il cobalto è monopolizzato dalla Cina. I diamanti, oltre 22 milioni di carati, sono controllati dalle multinazionali. Il coltan, prezioso per l’industria della telefonia mobile e per quella aerospaziale, è gestito dal Ruanda. Il Congo possiede anche la seconda foresta pluviale al mondo, da cui si ricava legname pregiato.
Il risultato? Il Pil pro-capite è di circa 450 dollari, uno tra i più bassi al mondo, e l’indice di sviluppo umano è 0,433 che colloca la Repubblica Democratica del Congo al 176° posto al mondo. E la stragrande maggioranza della popolazione vive con meno di 2 dollari al giorno.