Un rapporto più complicato di quanto possa apparire ai più è quello che si sta consumando sull’asse Mosca-Parigi. I legami tra l’industria nucleare francese e il colosso russo Rosatom dimostrano che la Francia è legata mani e piedi alla Russia.
Rosatom controlla gran parte delle importazioni di uranio naturale dal Kazakistan e dall’Uzbekistan. Il problema è che queste ultime rappresentano il 43% - secondo un’indagine di Greenpeace – dell’uranio naturale importato in Francia ogni anno.
La scottante questione non riguarda nel Vecchio Continente soltanto il paese transalpino (a livello europeo la percentuale dell’import di uranio dai due suddetti paesi si attesta al 20%), in un contesto nel quale come detto Parigi domina comunque la scena: la Francia produce il 52% dell’energia nucleare europea, davanti a Germania (9%), Spagna (8%), Svezia e Belgio (7%).
L’industria nucleare francese, lungi dall’essere una garanzia della sovranità energetica francese, dipende quindi dall’industria nucleare russa. Nonostante l’inizio della guerra in Ucraina più di un anno fa, la Francia non ha interrotto il suo commercio nucleare con la Russia, anzi.
Oltre all’uranio naturale, la Francia ha quasi triplicato nel 2022 le sue importazioni di uranio arricchito russo. Se non è dipendenza questa. Tuttavia ‘panta rei’ (dal greco ‘tutto scorre’), ci ricorda l’aforisma attribuito a Eraclito: sarà un caso che questo settore non è stato sottoposto ad alcuna sanzione occidentale contro la Russia dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina?