Prendendo in esame il rapporto tra sistema agroalimentare e consumo della risorsa idrica si scopre che la frazione di gran lunga più grande dell’impronta idrica totale in Europa riguarda il consumo di prodotti agricoli commestibili (84%), con più del 45% di questa imputabile ai prodotti a base di carne e latte.
L’agricoltura europea, dedicata per circa due terzi all’alimentazione animale, utilizza più acqua dolce di qualsiasi altro settore in Europa: il 59% del consumo totale e il modello di agricoltura intensiva impoverisce la frazione organica dei suoli, rendendoli meno efficaci nel trattenere l’acqua. La disponibilità idrica diminuisce dunque, ma i terreni agricoli hanno ancora più sete.
Nel settore zootecnico i volumi d’acqua utilizzati diventano ancora più importanti: per grammo di proteine, a livello europeo, l’impronta idrica della carne bovina è sei volte maggiore di quella dei legumi. Secondo la stessa ‘Associazione nazionale industria e commercio carni e bestiame’, per produrre 1 chilo di carne bovina occorrono in media 15.415 litri di acqua, mentre in Italia ne usiamo ‘solo’ 11.500 litri.
Una riduzione molto significativa dell’impronta idrica dei prodotti agricoli in Europa potrebbe inoltre essere raggiunta passando a diete più sane, ricche di frutta e verdura e con meno carne e latticini: con una ‘dieta europea’ di questo tipo si potrebbero risparmiare circa 1.292 litri pro capite al giorno, ossia il 30% dell’impronta idrica per il consumo di prodotti agricoli rispetto alla situazione attuale.