Cosa succederebbe in caso di incidente nucleare rilevante a una delle centrali nucleari di cui il governo francese vuole estendere l’utilizzo oltre i 40 anni? Greenpeace ha effettuato una simulazione di un incidente grave – con fusione del nocciolo come a Cernobyl o a Fukushima – in uno dei quattro reattori da 915 MWe della centrale nucleare di Tricastin, mostrando che le conseguenze coinvolgerebbero anche l’Italia.
Lo studio ha preso in considerazione circa mille situazioni meteo che si sono effettivamente verificate in passato. Nella simulazione è stata impiegata la situazione meteo del 23 febbraio 2020, mostrando come in caso di incidente la nube radioattiva investirebbe anche l’Italia e, in particolare l’area di Milano e della pianura padana. Nel giro di poche ore, una popolazione di 13 milioni di persone riceverebbe una dose superiore ai limiti previsti dalle norme internazionali per la popolazione (1 mSv). Ben 590 mila persone riceverebbero una dose superiore a 20 mSv indicata come limite per i lavoratori e 137 mila persone avrebbero una dose superiore a 100 mSv. Le persone da evacuare oscillerebbero tra 79 mila e 300 mila.
La centrale di Tricastin, di cui il governo francese vuole estendere la licenza di utilizzo per 10 anni oltre ai 40 anni previsti, è in zona sismica e l’ultimo terremoto si è verificato l’11 novembre 2019. A seguito dell’evento sismico, l’IRSN (Istituto di radioprotezione francese) ha dichiarato che le argomentazioni di Edf, società proprietaria dell’impianto, non permettono di escludere che un terremoto possa avere un impatto sulla centrale.
Il governo Conte aveva peraltro inviato tramite il ministro dell’Ambiente una lettera al governo francese per sollecitare l’applicazione delle Convenzioni europee di Espoo e Aarhus che, in caso di rinnovo delle licenze a centrali nucleari oltre l’età prevista da progetto, richiedono una procedura di valutazione d’impatto ambientale, coinvolgendo i Paesi confinanti come l’Italia.