Eni Us ha ottenuto dall'Amministrazione Trump il permesso di esplorazioni petrolifere per due anni nelle acque federali al largo dell'Alaska, nel mare di Beaufort. Il Cane a sei zampe diventa, così, la prima Società autorizzata a cercare l'oro nero nello Stato statunitense dal 2015.
La concessione rientra nella politica dell'amministrazione Trump di massimizzare la produzione di combustibile fossile. L’opposto dell’ex Presidente Barack Obama, che l'anno scorso aveva vietato l'esplorazione di petrolio e gas nella maggior parte dell'Oceano Artico.
Anche i gruppi ambientalisti sono fortemente contrari alla perforazione. In una dichiarazione, Kristen Monsell, legale del Centro per la diversità biologica, ritiene che “le trivellazioni offshore minaccino le comunità costiere e la fauna selvatica e ci spingano sempre di più nel baratro della crisi climatica".
Eni, intanto, progetta quattro pozzi esplorativi, che dovrebbero creare, secondo fonti aziendali, un indotto di 100 posti di lavoro. La produzione, invece, determinerebbe 150 nuovi occupati e 20mila barili al giorno.
Sono numeri che fanno gola anche ai Repubblicani del Congresso, che hanno un bisogno spasmodico di risorse per finanziare la riduzione della pressione fiscale promessa da Trump. Devono essersi chiesti, per un obiettivo come questo perchè non “impegnare” pure la costiera dell'Artric National Wildlife Refuge?
La voce di quoted
Il Gruppo Eni è impegnato non soltanto sul petrolio. "Negli ultimi anni c'è stato uno scollamento fra il prezzo dell'oro nero e quello del gas, che è sensibilmente sceso. Ad ogni modo, l'Italia è ben messa, siamo meno esposti di altri alle fluttuazioni dei prezzi". E' la valutazione fornita da Marco Alverà, amministratore delegato di Snam. "Stiamo assistendo a undici trimestri consecutivi di incremento nei consumi. E' un segnale di crescita anche nell'industria e questi sono indicatori che poi si trasformano in Pil", ha spiegato Alverà.