Il grande dilemma di Biden: puntare ancora su petrolio e gas oppure non dare peso all’inflazione?

Transizione ecologica: tra il dire e il fare c’è di mezzo l’oil (e il livello dei prezzi). Sullo sfondo le elezioni di midterm in programma a novembre

Il grande dilemma di Biden

Il dilemma non è di poco conto: ridurre l’uso di combustibili fossili o utilizzarli per rispondere all’aumento dei prezzi dell’energia? È il grande interrogativo a cui deve ora rispondere Joe Biden. Da un lato c’è l’insoddisfazione dell’elettorato per l’inflazione salita a livelli impensabili (anche) negli Stati Uniti fino o pochi mesi fa, dall’altro il presidente statunitense non avrà dimenticato le sue promesse elettorali green.

Il suo Build Back Better, l’ambizioso pacchetto da 300 miliardi di dollari che potrebbe tagliare le emissioni nazionali di circa il 25% entro il 2030, è ancora bloccato al Senato. Sullo sfondo le elezioni di midterm di novembre si avvicinano: un fattore così cruciale che potrebbe indurre la Casa Bianca a mettere da parte la transizione, spingendo sull’acceleratore per avere più gas e petrolio.

I progetti della Casa Bianca rimangono ambiziosi: per esempio, incentivare la vendita di veicoli elettrici in modo che rappresentino almeno il 50% delle vendite automotive americane entro il 2030.

Sembra però scomparsa la promessa di eliminare il fracking fatta in campagna elettorale, sostituita dalla richiesta alle compagnie petrolifere di trivellare persino di più sui terreni presi in concessione.

E se a inizio presidenza il Keystone XL, un nuovo oleodotto tra USA e Canada, era stato definitivamente messo in soffitta, adesso alla ricerca di nuovo greggio Washington ha persino chiesto ‘aiuto’ a Venezuela e Arabia Saudita, due paesi a dir poco problematici per Washington.

Intanto ieri la Casa Bianca ha ufficialmente autorizzato l’anticipato rilascio record di greggio dalle scorte strategiche nazionali: 180 milioni di barili in sei mesi. Obiettivo stabilizzare i mercati, abbassando il prezzo della benzina americana ma dando anche una mano agli europei.

Europa che però per svincolarsi da petrolio e gas russi ha riscoperto la sua sete di GNL americano. Nonostante il costo elevato (circa il 50% in più rispetto a quello russo), Ursula von der Leyen ha dichiarato che l'Europa punta a comprare fino a 50 miliardi di metri cubi l'anno di gas liquefatto made in USA entro il 2030.

E torna alla mente una canzone del cantante spagnolo Jarabe De Palo: “Depende, de qué depende de según como se mire todo depende (Dipende, da che dipende. A seconda di come lo guardi tutto dipende)”.

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