Il governo giapponese è pronto a riversare in mare l’acqua contaminata utilizzata per raffreddare gli impianti danneggiati nella catastrofe nucleare di Fukushima. La decisione potrebbe esser presa entro fine mese, malgrado continui un duro dibattito sugli effetti di tale scelta per l’ambiente.
L’acqua che serve a raffreddare gli impianti è filtrata usando un sistema avanzato di trattamento dei liquidi, capace di estrarre 62 dei 63 elementi radioattivi presenti, tranne il trizio, un isotopo radioattivo dell’idrogeno.
Secondo i calcoli del gestore dell’impianto, la Tokyo Electric Power - con un aumento giornaliero di 170 tonnellate di liquido trattato, lo spazio per lo stoccaggio all’interno delle cisterne dovrebbe esaurirsi entro l’estate del 2022. In base ai dati della prefettura attualmente sono presenti 1.044 serbatoi che contengono 1,23 milioni di tonnellate di liquido.
Il premier giapponese Yoshihide Suga, nel corso di una sua recente visita all’impianto, ha detto che il governo intende prendere una decisione in tempi rapidi. L’obiettivo di Tokyo è dimenticare quanto accadde nel 2011 quando un terremoto di magnitudo 9 e il successivo tsunami provocarono il surriscaldamento del combustibile nucleare, seguito dalla fusione del nocciolo, a cui si accompagnarono le esplosioni di idrogeno e le successive emissioni di radiazioni.