La casa automobilistica statunitense Ford, la brasiliana Vale, la cinese Tsingshan e la Jardine Matheson di Hong Kong hanno investito nell’estrazione di nichel in Indonesia per la produzione di batterie per i veicoli elettrici. Ma queste miniere rischiano di sacrificare ampie aree in alcune delle foreste con il più alto grado di biodiversità del mondo. Lo spiega il gruppo ambientalista Mighty Earth (insieme all’organizzazione Brown Brothers Energy and Environment).
Secondo l’organizzazione, l’Indonesia fornisce metà del nichel a livello mondiale. Grazie alle sue vaste riserve, il Paese asiatico spera di diventare una potenza nel settore dei veicoli elettrici. Ma con un risvolto amaro. Almeno 76.301 ettari di foreste tropicali, un’area grande quanto New York City, sono stati abbattuti nell’ambito di 329 concessioni di estrazione di nichel. Circa il 30 per cento di queste (ovvero 23mila ettari) nel solo 2019.
Delle concessioni analizzate, almeno 25 riguardano le cosiddette foreste a elevato stock di CO2 (HCS, High Carbon Stock), cioè che immagazzinano grandi quantità di anidride carbonica nelle piante e nel suolo. Le associazioni ambientaliste chiedono all’Indonesia di non ripetere gli stessi errori provocati nel campo dell’agricoltura intensiva di olio di palma.
Una delle potenziali soluzioni più efficaci risiede nel creare tracciabilità e trasparenza nelle catene di approvvigionamento. Un’altra soluzione praticabile è rappresentata dal riciclo. Come molti altri metalli, anche il nichel può essere riciclato più volte senza perdita di qualità.
Nel 2021, secondo le stime dell’International Nickel Study Group, venivano raccolte tra le 4,4 e le 4,6 milioni di tonnellate l’anno di rottami metallici, da cui si estraggono 350mila tonnellate di nichel. Ovvero un quarto della domanda mondiale.