La Svizzera ha detto sì con un referendum a una legge più restrittiva sulle armi, secondo il modello delle norme antiterrorismo dell'Ue. I favorevoli sono stati il 63,7% dei votanti in un paese dove le armi circolanti sono circa 2,3 milioni, tre ogni dieci residenti, proporzione che piazza Berna al 16° posto nella classifica di armi pro capite.
Il governo aveva fatto intendere che un'eventuale bocciatura della legge avrebbe potuto comportare un'esclusione della Confederazione elvetica, che non appartiene all'Ue, dagli accordi di Schengen e Dublino, con conseguenze negative in settori chiave come asilo, sicurezza e turismo e perdite per le casse svizzere di "diverse migliaia di milioni di franchi l'anno".
Nello stesso referendum gli svizzeri erano chiamati a prendere un’altra, forse ancora più importante, decisione: la riforma (approvata anche questa) dell'imposizione delle imprese, varata per evitare il rischio di sanzioni internazionali ed adeguare la legislazione svizzera agli standard dell'Ocse che esigono l'abolizione di statuti fiscali speciali concessi a società che operano prevalentemente a livello internazionale e che saranno quindi tassate come le altre.