La tassazione globale sulle multinazionali resterà solo un obiettivo mancato. Senza il via libera di Washington, qualsiasi accordo sarà carta straccia. I negoziatori si sono imposti una scadenza al 30 giugno per giungere a un accordo sostenuto dai Paesi membri dell’Ocse.
Più di 140 Paesi sono a un passo dal raggiungere l’accordo sulla tassazione delle multinazionali che fatturano almeno 750 milioni di dollari l’anno. Questa misura avrebbe effetti globali, perché ridistribuirebbe circa duecento miliardi di dollari di profitti annuali da essere tassati in quei Paesi dove le corporation hanno le loro attività.
Ma l’accordo è destinato a sgonfiarsi prima ancora di entrare in vigore, perché non verrà riconosciuto dagli Stati Uniti. Il presidente degli Stati Uniti e gran parte dei Democratici sono a favore, i Repubblicani no.
Il trattato, per essere adottato anche dagli Usa, richiede una maggioranza di due terzi al Senato, equivalente a 67 voti. I Democratici hanno 51 seggi. Servirebbero sedici voti Repubblicani, ipotesi impossibile.
L’accordo avrebbe bisogno dell’approvazione di almeno trenta Paesi, che ospitano le sedi di almeno il 60 per cento delle circa cento società che sarebbero colpite dal provvedimento. Se gli Stati Uniti non sottoscriveranno l’intesa, verrà meno tale condizione, visto che la maggior parte delle corporation interessate si trova nella prima economia al mondo.