Facebook alla fine ha ceduto. Oggi l’annuncio che pagherà le tasse nei Paesi dove I profitti sono realizzati. Dal primo gennaio, FB inizierà il processo di registrazione dei ricavi provenienti dalla pubblicità dei grandi inserzionisti in 28 Paesi. Quindi, non convoglierà più le entrate internazionali a Dublino, che nel 2016 hanno raggiunto il valore di 12,6 miliardi di euro. Ad ogni modo la completa attuazione della decisione avverrà nel 2019.
In questo modo FB intende fornire maggiore trasparenza ai Governi che hanno chiesto più visibilità sulle entrate associate alle vendite sostenute localmente nei loro Paesi. Al di là di improbabili concessioni for free, Marc Zucherberg ha probabilmente preso atto che il crescente risentimento internazionale verso i big del web porterà presto a nuove norme fiscali più restrittive in molti Paesi. Quindi, meglio prevenire che curare. Ma deve anche aver valutato che la capacità FB di stare sul mercato dipende dalla fiducia che gli utenti ripongono nel social media. Se venisse meno, perchè ad esempio le persone cominciano a sentirsi “usati” più che users, il castello rischierebbe di crollare rapidamente.
La decisione presa oggi potrebbe scatenare un effetto a catena verso altri Gruppi, a partire da Amazon e Google. Anche a loro, in effetti, un lifting di fiducia non sarebbe sconsigliato. Ma oltre a un problema legato al pagamento delle tasse nei Paesi dove i profitti sono realizzati, si pone la questione delle dure condizioni alle quali sono spesso sottoposti i lavoratori, in particolare quelli delle multinazionali. Il riferimento ad alcuni stabilimenti di Jeff Bezos, come ad esempio quello in Italia, non è puramente casuale.