Alla fine del 2020 la quota di debito pubblico italiano detenuto da investitori non residenti si è attestata sotto il 30%, al 29,8%, ben al di sotto non solo dei livelli registrati tra i Paesi della ‘Core Europe’ ma anche degli altri Paesi periferici dell’Eurozona (i cosiddetti ‘Pigs’). Lo evidenzia un approfondimento sul debito pubblico pubblicato dalla Bce.
Alla fine del 2020, a fronte del 29,8% registrato in Italia, Francia e Germania si attestano, rispettivamente, al 48,8 e al 45,4%. Tra gli altri Paesi ‘periferici’, la quota di debito spagnolo detenuta da investitori esteri si attesta al 43,9%. Le quote salgono per il Portogallo (49%) e Grecia (85,6%).
Con la crisi del 2008 e poi con quella del debito sovrano nel 2010-2012 – spiega la Bce - “gli investitori internazionali hanno riallocato i propri investimenti di portafoglio, per evitare quei paesi dell’Eurozona che si percepiva fossero in difficoltà. In Spagna e in Italia la quota di debito pubblico detenuta da non residenti è diminuita tra il 2010 e il 2015. Andamenti analoghi si sono osservati in Grecia, Irlanda e Portogallo. In altri paesi, quali la Germania e la Francia, la quota delle consistenze detenute da non residenti si è stabilizzata, collocandosi nel 2015 intorno al 50% a livello dell’Eurozona.”