Una bomba rischia di espodere in Africa. La Banca Mondiale mette in guardia contro i crescenti rischi sulla sostenibilità dei debiti pubblici dei paesi del continente africano. Negli anni recenti, approfittando di tassi di interesse particolarmente bassi a livello globale, in molti hanno pensato che fosse giunto il momento di investire nello sviluppo.
Tuttavia, secondo la World Bank, alcuni Stati hanno spinto troppo sull’acceleratore. A tal punto che, qualora la Federal Reserve statunitense, la Banca centrale europea e le altre principali banche centrali decidessero di puntare su una politica monetaria meno espansiva, il crescente onere del debito potrebbe infliggere un duro colpo ai bilanci dei paesi africani. E quel momento, il rialzo dei tassi, prima o poi arriverà.
A rischiare sono in particolare 17 Paesi, tra i quali Ciad, Gambia, Mozambico, Repubblica del Congo, Sud Sudan e Zimbabwe. Il problema non è soltanto lo stock di debito. Infatti, nonostante il finanziamento a buon mercato non c’è stato l’atteso sviluppo e in alcuni casi non è chiaro dove siano finiti i fondi. Inoltre, l'aumento del rapporto debito/Pil rende questi paesi più inclini ad accettare aiuti finanziari da paesi terzi, come la Cina, anziché istituzioni internazionali, che applicano (sin dall'inizio) condizioni strigenti ai loro pacchetti di finanziamento.
Da parte sua, la Banca Mondiale ha recentemente presentato un programma di sviluppo da 15 miliardi di dollari destinato ai paesi africani per sviluppare l'istruzione, l'assistenza sanitaria e la sicurezza alimentare in tutto il continente.
Intanto la crescita economica nell'Africa subsahariana ha subito un rallentamento dal 2015, a causa dei problemi strutturali nelle tre maggiori economie del continente: Nigeria, Sudafrica e Angola. Quest'anno il Pil dovrebbe risalire, ma la mancanza di investimenti diretti esteri e la corruzione dilagante potrebbero mettere a rischio la ripresa.