Il debito pubblico degli Stati Uniti ha superato per la prima volta i 34mila miliardi di dollari, attestandosi il 29 dicembre 2023 a 34,001 trilioni. Ben prima delle proiezioni fatte nel 2020 dal Congressional Budget Office (Cbo), secondo cui il tetto dei 34mila miliardi di dollari sarebbe stato superato solo nell’anno fiscale 2029.
Alla base della rapida crescita del debito emergono, in particolare, due elementi: la pandemia che, per rimettere in moto l’economia, ha richiesto ingenti prestiti e l’impennata dell’inflazione nella recente fase di ripresa che ha spinto al rialzo i tassi di interesse e reso più costoso per il governo onorare i propri debiti.
La stima trentennale del Cbo indica che il debito pubblico sarà pari alla cifra record del 181 per cento del Pil entro il 2053. Ciò significa che l’economia statunitense è a rischio? È opinione diffusa tra gli analisti che, fino a quando gli investitori saranno disposti a prestare denaro al governo federale e l’economia continuerà a crescere a un certo ritmo, gli effetti dell’incremento del debito non avranno ripercussioni. Ma, in assenza di un’inversione di tendenza, nei prossimi decenni si profilano rilevanti rischi per la salute fiscale complessiva della prima economia globale.
Segnali poco rassicuranti per Washington emergono anche dai dati sulle partecipazioni estere del debito statunitense: stando a un’analisi della Fondazione Peterson, hanno raggiunto il picco del 49 per cento nel 2011, ma sono scese al 30 per cento entro la fine del 2022. Gli acquirenti esteri del debito statunitense – come Cina, Giappone, Corea del Sud e Stati europei – hanno già ridotto le loro disponibilità in titoli del Tesoro.