Le sanzioni alla Russia e le misure contro il suo sistema finanziario spingono il paese sempre più verso l’orlo del default. Anche l’agenzia Moody’s, dopo S&P e Fitch, ha tagliato il rating sul debito sovrano al giudizio Ca, ovvero un prossimo default con un outlook negativo. E si avvicinano le scadenze di due titoli sovrani in dollari che Mosca vorrebbe pagare ai creditori stranieri ma in rubli, un espediente che potrebbe non riuscire a evitare la dichiarazione di default.
Il ministero delle Finanze russo ha assicurato - riporta la Tass - che “onorerà completamente e nei tempi previsti gli obblighi in materia di servizio e ritiro dei titoli di stato della Federazione”, ma il nodo del pagamento in valuta locale e non in dollari resta.
E se il flusso di gas verso l’Europa procede regolare intanto cresce la pressione degli Stati Uniti, che valuta un bando formale all’importazione di petrolio russo.
Un’interruzione o anche una parziale riduzione delle forniture sarebbe un ulteriore colpo all’economia del paese, ma farebbe al contempo salire ancora di più il prezzo del petrolio sui mercati internazionali. Secondo alcune stime riportate da Bloomberg, l’oro nero potrebbe arrivare a quota 150 dollari.
Cosa vuol dire che uno Stato può andare in default?
Chiunque può fare default, cioè fallire. I conti sono in rosso (le spese superano le entrate) e non si riesce più a pagare i creditori. Se è uno Stato a fare default significa che non è più in grado di fronteggiare gli impegni economici assunti: dal rimborso alla scadenza prevista del denaro preso in prestito per finanziarsi attraverso l’emissione di titoli di Stato, agli stipendi da pagare ai dipendenti pubblici.
Lo spread è la cartina di tornasole della salute (finanziaria) di uno Stato e misura il costo di finanziamento del debito pubblico di un Paese. Presa la Germania come lo Stato più affidabile e solido in ambito europeo, lo spread indica quanti più interessi deve pagare un altro paese per piazzare i propri titoli e si misura in centesimi di punti percentuali. Nel momento in cui i mercati perdono la fiducia nei confronti di uno Stato, diminuisce anche la domanda dei bond di quel paese e automaticamente il compratore chiede un rendimento più alto per assumersi il rischio. Così si innesca una sorta di spirale che porta a un ulteriore aumento della dimensione del deficit.