La Russia in default sul suo debito in valuta estera per la prima volta dal 1918. Il default è scattato alla scadenza del periodo di grazia sui circa 100 milioni di dollari di obbligazioni non pagate, bloccate a causa delle sanzioni ad ampio raggio adottate ai danni del Cremlino in risposta all’invasione dell’Ucraina.
Il fatto ha in realtà un valore più che altro simbolico, almeno per ora. La Russia è infatti un Paese economicamente, finanziariamente e politicamente già emarginato per gran parte dell’Occidente. Ma c’è un aspetto ancora più rilevante. Il fallimento sarebbe dovuto non alla mancanza di denaro da parte del debitore, ma alla chiusura dei canali di trasferimento da parte dei creditori.
Mosca aveva già sfiorato la stessa probabilità nei primi mesi di quest’anno, ma aveva gestito la situazione modificando i metodi di pagamento. A maggio, il Tesoro statunitense non ha tuttavia rinnovato la licenza che esentava gli investitori americani dalle sanzioni: da quel momento per i russi è diventato impossibile pagare il debito in dollari o nelle valute citate nei prospetti delle emissioni.