Dal 28 aprile decine di migliaia di persone hanno cominciato a protestare in molte città della Colombia contro la riforma fiscale annunciata dal governo del presidente di centrodestra Iván Duque. Il 2 maggio Duque ha fatto marcia indietro annunciando il ritiro del progetto, che secondo i critici avrebbe colpito soprattutto la classe media e le fasce più povere della popolazione già provate da una grave crisi economica.
Poi si è dimesso il ministro dell’economia, Alberto Carrasquilla, ma le proteste non si sono fermate. Anzi, si sono allargate trasformandosi in una critica profonda al governo e alla sua gestione della pandemia di covid-19. La Colombia è nel pieno della terza ondata, con le terapie intensive degli ospedali di quasi tutto il paese al collasso.
La decisione del governo di Iván Duque, che vede allontanarsi sempre di più la possibilità di essere rieletto per un secondo mandato presidenziale nel 2022, di militarizzare la repressione, inviando l’esercito in strada contro i manifestanti, ha inevitabilmente causato un pesante bilancio degli scontri: almeno 24 persone sono state uccise e più di ottocento sono rimaste ferite.