La sospensione delle attività di produzione della carne, compresa la chiusura degli allevamenti, potrebbe alterare sostanzialmente la traiettoria del riscaldamento globale e potenzialmente potrebbe salvare il pianeta. Descritta sulla rivista Plos Climate, questa prospettiva è stata presentata dagli scienziati dell’Università della California a Berkeley e della Stanford University, che hanno valutato l’impatto sul clima associato all’eliminazione della produzione di carne.
Il team, guidato da Michael Eisen e Patrick Brown, ha utilizzato un modello climatico combinato a una serie di simulazioni per verificare le conseguenze dell’eliminazione delle emissioni legate agli allevamenti. Stando ai risultati del gruppo di ricerca, la sospensione delle attività di produzione di carne e il conseguente decremento di emissioni di metano e protossido di azoto porterebbero alla conversione di 800 miliardi di tonnellate di anidride carbonica in foreste, prati, boschi e biomassa.
Il beneficio conseguente sarebbe paragonabile a una diminuzione annuale delle emissioni di CO2 globali del 68%. Inoltre, suggeriscono le conclusioni dell’indagine, l’eliminazione graduale di allevamenti destinati alla produzione di carne nell’arco di 15 anni contribuirebbe alla riduzione di oltre il 30% di tutte le emissioni di metano a livello globale.
“I prodotti animali sono fondamentali per l’alimentazione - osserva Eisen - tanto che forniscono circa il 18% del fabbisogno energetico, il 40 e il 45% di proteine e lipidi. Attualmente ci sono 400 milioni di persone con diete a base interamente vegetale. Ci sono prove convincenti che l’animal agriculture può essere sostituita da soluzioni alternative che sono caratterizzate da proprietà nutritive e sensoriali paragonabili alla carne”.