In uno studio consegnato il 6 luglio alla Commissione europea, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) afferma di non aver rilevato rischi legati all’uso del glifosato tali da giustificare un divieto nell’Unione europea.
Lo studio apre la strada al rinnovo dell’autorizzazione del diserbante oltre la scadenza del prossimo 15 dicembre.
L’uso del glifosato è contestato da numerose organizzazioni non governative per la difesa dell’ambiente, che lo considerano potenzialmente cancerogeno e chiedono l’applicazione del principio di precauzione.
Il glifosato, il principio attivo di diversi erbicidi — tra cui il famoso Roundup della Monsanto, ampiamente utilizzato in tutto il mondo — è stato classificato nel 2015 come “probabilmente cancerogeno” per l’uomo dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Un gruppo di esperti dell’Istituto nazionale di sanità e ricerca medica (Inserm) in Francia ha rilevato nel 2021 “l’esistenza di un aumento del rischio di linfoma non Hodgkin con una presunzione media di legame” con il glifosato.
Al contrario, l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) ha stabilito lo scorso anno che le prove scientifiche disponibili non consentivano di classificare il glifosato come cancerogeno.
L’Europa è lungi dall’essere l’unica regione del mondo in cui si discute sull’uso del glifosato, come dimostrano i risarcimenti miliardari versati negli Stati Uniti da Bayer (che ha acquistato l’azienda Monsanto nel 2018) per risolvere le controversie legate all’uso dell’erbicida.