Per la decima banca italiana c’è un’ancora di salvataggio. Il Governo concede la garanzia pubblica su Carige nel caso di emissione di nuove obbligazioni e non esclude la nazionalizzazione. Lo ha deciso il Consiglio dei Ministri che è stato chiamato a una riunione d'emergenza per approvare misure in favore dell'istituto ligure.
Il Governo ha approvato un decreto in cui si prevede la possibilità per Carige "di accedere a forme di sostegno pubblico della liquidità che consistono nella concessione da parte del Ministero dell'Economia e delle Finanze della garanzia dello Stato su passività di nuova emissione ovvero su finanziamenti erogati discrezionalmente dalla Banca d'Italia". È una delle misure approvate con un decreto per la tutela del risparmio, come si legge nel testo del provvedimento, "in stretto raccordo con le Istituzioni Comunitarie". Con cio' si vuole evidenziare che non c'è il rischio di entrare in conflitto con la normativa in materia di aiuti di Stato.
In pratica, dopo l'intervento della Bce preoccupata per la solidità della banca a causa del mancato aumento di capitale prima di Natale, l'esecutivo giallo-verde è corso ai ripari per rassicurare mercato e investitori. Con un duplice intervento. Il primo prevede che le prossime operazioni a sostegno del patrimonio di Carige siano coperte dall'ombrello pubblico, sotto forma di una garanzia sulle nuove emissioni. Ma se non dovesse essere sufficiente, il Governo è pronto anche a un intervento diretto: lo Stato potrebbe entrare direttamente nell'azionariato. Così come già avvenuto per Mps, con l'intervento del ministero dell'Economia.
Contare su una garanzia statale favorisce il tentativo dei commissari per tentare una nuova soluzione di mercato, trovando un nuovo acquirente o un socio di controllo. Ma nel caso non dovesse funzionare nemmeno questa volta, si aprirà il paracadute. Con i fondi statali.