Stiglitz: “L’inflazione è un falso problema”

L’economista: “Anziché concentrarci sull’inflazione, dovremmo preoccuparci di cosa succederà alla domanda aggregata quando finiranno le agevolazioni fiscali. L’attuale dibattito sull’inflazione va preso per quello che è: fumo negli occhi creato da chi vuole ostacolare il tentativo dell’amministrazione Biden di affrontare alcuni problemi degli Stati Uniti”

Stiglitz: “L’inflazione è un falso problema”
Joseph Stiglitz

Un leggero aumento del tasso d’inflazione negli Stati Uniti e in Europa ha scatenato le ansie dei mercati finanziari. Il timore è che il presidente statunitense abbia surriscaldato l’economia con il pacchetto di salvataggio da 1.900 miliardi di dollari e una serie di piani di spesa aggiuntivi per infrastrutture, posti di lavoro e sostegno alle famiglie. Queste preoccupazioni sono premature - secondo il premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz - considerando la fase d’incertezza che stiamo attraversando. Dopo tutto, il mondo non ha mai affrontato una recessione indotta da una pandemia e segnata dal declino del settore dei servizi, dall’aumento della disuguaglianza e dall’impennata del tasso di risparmio.

Nella visione di Stiglitz, l’amministrazione Biden ha valutato che fare troppo poco è più rischioso che fare troppo. Inoltre gran parte dell’attuale pressione inflazionistica deriva da strozzature a breve termine dal lato dell’offerta, che sono inevitabili quando si rimette in moto un’economia e che si tradurranno nell’aumento dei prezzi di alcuni prodotti. Ma questi movimenti – ritiene l’economista - non alimenteranno le aspettative di un rialzo dei prezzi generando una spinta inflazionistica, soprattutto visto l’eccesso di capacità complessiva a livello mondiale.

Ecco allora che, anziché concentrarci sull’inflazione, dovremmo preoccuparci di cosa succederà alla domanda aggregata quando finiranno le agevolazioni fiscali straordinarie. Molte persone povere hanno accumulato debiti. È improbabile che la riduzione della spesa delle famiglie indebitate sia compensata da quelle più ricche, che durante la pandemia hanno accumulato risparmi. Dato che la spesa per i beni di consumo durevoli è rimasta alta negli ultimi 16 mesi, è probabile che i ricchi impiegheranno questo risparmio investendolo o spendendolo nel corso degli anni. Quindi, in mancanza di nuova spesa pubblica, l’economia rischia di soffrire di nuovo di una domanda aggregata insufficiente.

Inoltre, anche se le pressioni inflazionistiche dovessero diventare davvero preoccupanti, ci sono diversi strumenti per raffreddare la domanda. C’è la politica dei tassi d’interesse della Banca centrale statunitense. Un’altra possibilità è l’aumento delle tasse. Garantire la salute dell’economia richiede più investimenti pubblici, che dovranno essere finanziati. Il rapporto tra tasse e Pil degli Stati Uniti è basso, soprattutto alla luce delle disuguaglianze. C’è dunque bisogno – per Stiglitz - di una tassazione più progressiva e di più tasse ambientali per far fronte alla crisi climatica. L’attuale dibattito sull’inflazione va preso per quello che è: fumo negli occhi creato da chi vuole ostacolare il tentativo dell’amministrazione Biden di affrontare alcuni problemi degli Stati Uniti. Per riuscirci serve più spesa pubblica, chiosa il premio Nobel.

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