La fiammata inflazionistica non si placa in Europa, con un rialzo dei prezzi che viaggia su nuovi record nazionali. Gli ultimi aggiornamenti arrivano da Regno Unito (dato più alto dall’inizio delle serie storiche, il 1992) e Spagna (valore al picco dal 1985), dove il tasso di inflazione è volato a marzo 2022 fino al +7% e al +9,8% (+44,7% i beni energetici) rispetto allo stesso mese del 2021. La corsa dei prezzi si allinea alla crescita in atto nell’Eurozona, protagonista di rincari annui stimati al +7,5% a marzo e al +5,9% a febbraio 2022.
L’inflazione si attesta, sempre a marzo 2022, su valori simili in Germania (+7,3% a marzo, l’exploit principale dai tempi della riunificazione) e Italia, dove i dati provvisori dell’Istat registrano un’ascesa dei prezzi del 6,7% su base annua. Il rialzo è - relativamente - più modesto in Francia, con una stima provvisoria di aumento del +4,5% dei prezzi al consumo a marzo. Il paese transalpino, tra quelli citati, è il paese che soffre meno la dipendenza energetica dalla Russia.
Fuori dai confini comunitari gli incrementi sono anche più poderosi, a cominciare dal picco esorbitante della Turchia: inflazione in ascesa del +61%, soprattutto sull’onda dei rincari accusati da trasporti, alimentari e alloggi. Sull’altra sponda dell’Atlantico, gli Stati Uniti si stanno confrontando con una crescita inflazionistica che non trova pari negli ultimi quattro decenni. I rincari sull’energia hanno spinto i prezzi fino al rialzo annuo dell’8,5% registrato a marzo 2022, il più brusco aumento tendenziale messo a segno da dicembre 1981.
Fin qui la descrizione degli andamenti. Ma in merito alle cause, in quale misura la guerra in Ucraina e le attuali tensioni sull’asse Mosca-Occidente stanno facendo salire i prezzi? La risposta è: in minima parte.