Bce, confermata la fine del Qe da gennaio. I tassi restano invariati

Come previsto Francoforte cesserà gli acquisti netti a partire dal prossimo mese. I reinvestimenti però proseguiranno anche dopo l'aumento dei tassi, che non arriverà prima della fine dell'estate 2019

Bce, confermata la fine del Qe da gennaio. I tassi restano invariati
Mario Draghi, il suo mandato alla Bce scade ad ottobre 2019

Non giungono sorprese dalla Bce. Il tasso principale resta fermo allo 0%, quello sui prestiti marginali allo 0,25% e quello sui depositi a -0,40%. La decisione è in linea con le attese del mercato. Confermato anche lo stop al “quantitative easing”, con la fine degli acquisti netti da gennaio, ma i reinvestimenti proseguiranno anche dopo l'aumento dei tassi. Incremento che - ha ribadito Francoforte - non avverrà almeno fino alla fine dell'estate 2019.

La Bce si prepara a un anno di svolta per la politica monetaria nell'Eurozona. In agenda dopo l'estate c'è anche il graduale aumento dei tassi d'interesse. Mario Draghi ha poi sottolineato che è ancora necessario uno stimolo monetario per accompagnare il recupero dell'inflazione verso l'obiettivo (indicato dalla stessa Banca) vicino al 2%.

Il governatore ha assicurato che la politica monetaria resterà sufficientemente accomodante da sostenere la dinamica dei prezzi e ha rimarcato che la Bce intende continuare a reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza acquistati durante il programma "dopo la conclusione degli acquisti netti di attività e dopo la data del primo aumento dei tassi, e in ogni caso finchè sarà necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento".

Draghi ha quindi affrontato il tema della crescita, sottolineando che i rischi sulle prospettive dell'Eurozona sono "ancora bilanciati", ma ammettendo che "il punto di equilibrio si sta muovendo verso il basso". Secondo la Bce, gli elementi di debolezza riguardano la persistenza di incertezze legate a fattori geopolitici, il protezionismo, la vulnerabilità dei mercati emergenti e la volatilità dei mercati finanziari.

Ragioni per cui la Banca centrale ha rivisto le stime: il Pil dell'Eurozona crescerà dell'1,9% nel 2018, dell'1,7% nel 2019 e nel 2020, mentre a settembre le previsioni erano per un incremento annuo del Pil, rispettivamente, del 2%, 1,8% e 1,7%. Per il 2021, la Bce prevede invece un Pil pari all'1,5%. Quanto all'inflazione, quest'anno sarà all'1,8% (contro l'1,7% precedentemente indicato), per poi segnare 1,6% nel 2019, 1,7% nel 2020 e 1,8% nel 2021. L'obiettivo iniziale della Bce era del 2% per quest'anno. Senza considerare che buona parte dell'aumento è stato trainato dal prezzo del petrolio.

Si sta per aprire una nuova "era" nella quale i governi nazionali non potranno più contare sull'aiuto della Bce.

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