Sono sempre più frequenti le posizioni che invocano la creazione di moneta come panacea. Ma in molti ammoniscono che monetizzare deficit pubblici crescenti espone al rischio di spirali inflazionistiche. Eppure, al momento, di sensibili aumenti dei prezzi al consumo non c’è traccia. E perché neanche il quantitative easing ha spinto l’inflazione verso l’alto?
In effetti, il Qe della Bce (e delle altre banche centrali) non ha affatto triplicato la quantità di moneta in circolazione, la quale anzi ha mediamente rallentato la sua crescita. Per capire meglio è necessario chiarire una differenza rilevante: quella tra “moneta” e “base monetaria”. La prima è l’insieme degli strumenti di pagamento (banconote in circolazione, depositi bancari cui siano associati bancomat o libretti di assegni e altro) che regolano le compravendite di beni e servizi. La base monetaria è invece l’insieme delle passività che una banca centrale crea attraverso operazioni di mercato aperto convenzionali (come le Mro – main refinancing operations – della Bce) o non convenzionali (come il Qe).
La banca centrale quindi crea base monetaria, non moneta. Pertanto, non è affatto contro-intuitivo quindi che il Qe non abbia generato una fiammata inflazionistica commisurata all’espansione del bilancio della Bce, ma sia anzi in linea con l’evidenza che lega l’inflazione alla crescita della moneta, e non della base monetaria.