Nella penultima riunione del Consiglio direttivo presieduta da Draghi, che lascerà il suo incarico il 31 ottobre, Francia e Germania hanno detto no a un nuovo quantitative easing. Alla fine, però, Draghi ha “vinto”. A rivelare il retroscena sono due agenzie (Bloomberg e Reuters).
Quando Draghi ha messo la proposta (del Qe) sul tavolo a opporsi sono stati Germania e Francia. Seguite poi da Olanda, Austria ed Estonia. D’altronde, l’avversione di una parte dei tedeschi alle politiche espansive volute da Draghi non è una notizia di ieri. Da alcuni anni va avanti il confronto, o meglio lo scontro, europeo tra fautori dell’austerity e sostenitori di politiche in grado di dare fiato ai quei Paesi con alti debiti pubblici.
Alla fine Draghi ha tuttavia raggiunto il suo obiettivo: “Ci sono state molte diversità di vedute – ha spiegato in conferenza stampa l’ex governatore di Bankitalia - ma il consenso è stato così largo che non c’è stato bisogno di votare. C’era una chiara maggioranza”.
Ma ora che la Francia si è opposta al Qe, cosa farà Christine Lagarde, pronta a prendere il testimone da Draghi il primo novembre, che una settimana fa si è detta d’accordo sulla necessità di mantenere “una politica monetaria molto accomodante per un lungo periodo di tempo”?