E se la Bce avesse sbagliato i tempi? Il dubbio serpeggia tra analisti, imprenditori e, financo, responsabili acquisti delle aziende. E se la fase di stretta monetaria, a lungo “preparata” da Mario Draghi e formalmente annunciata a giugno, fosse errata come tempistica?
La stretta partirà da fine anno, con la chiusura del quantitative easing, il programma di acquisti di asset (titoli di stato, obbligazioni societarie non bancarie, cartolarizzazioni, ecc.) per 30 miliardi al mese, avviato da Francoforte nel marzo 2015 per alimentare una ripresa fino a quel momento asfittica.
Ebbene, la Banca centrale chiuderà quei rubinetti di liquidità proprio quando l'eurozona avrà esaurito la crescita. Molti indicatori dicono che la fase espansiva dell'eurozona si sta spegnendo, a partire dal valore-base, il Pil: nel primo trimestre del 2018 il prodotto interno lordo dei 19 paesi che adottano la moneta unica ha segnato un incremento congiunturale dello 0,4%, la metà di quello rilevato nei tre trimestri precedenti.
Clicca qui per leggere la seconda parte di questo articolo