Il Venezuela ha iniziato mercoledì 21 marzo l'offerta pubblica del petro, la nuova criptovaluta del paese sudamericano.
Dal 20 febbraio fino al 20 marzo, la nuova moneta è stata in fase di pre-vendita, che ha raggiunto più di cinque miliardi di dollari nelle intenzioni di acquisto.
Il governo Maduro ha reso noto che il 44% degli 82,4 milioni (di petro) è stato offerto in una prevendita privata e nell’offerta pubblica iniziale, mentre il 38,4% è destinato alla vendita privata. La quota residuale del 17,6% viene trattenuto dalle autorità governative.
Hanno partecipato alla prevendita 127 paesi, tra i quali Afghanistan, Argentina, Brasile, Bolivia, Ecuador, Cile, Cina, Colombia, Corea del Sud, Cuba, Francia, Giappone, Russia, Spagna e, persino, Stati Uniti.
Il petro è l'unica criptovaluta supportata da 5.342 milioni di barili di petrolio. In questo modo Maduro pensa di combattere il blocco finanziario imposto dagli Stati Uniti, attirare investimenti esteri e generare un nuovo meccanismo di pagamento per beni e servizi.
Presi per il PIL
In attesa che il petro dia i suoi frutti, l’iperinflazione in Venezuela galoppa. Il prezzo del paniere dei beni alimentari necessari alla sussistenza è salito a febbraio del 53% rispetto a gennaio e del 5.536% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Lo afferma l’istituto di analisi Cendas.